16.6.10

La compagnia petrolifera BP è la prima e unica responabile del disastro nel Golfo Del Messico. Stando alle ultime stime, del 15 giugno, la perdita ammonta a circa sessantamila barili di petrolio al giorno. Il danno ambientale è incalcolabile, mentre quello economico per la BP stessa, stando ad alcune ipotesi, ammonterebbe a circa dieci miliardi di dollari di risarcimento per il danno provocato. Obama è stato chiaro nell'indicare la compagnia stessa come unica responsabile. La BP pagherà. Nonostante questo, già qualche giorno fa e prima delle ultime dichiarazioni del presidente USA, il dg della BP Tony Hayward aveva già dichiarato come l'ipotesi di dimissioni non lo avesse nemmeno sfiorato. Le ragioni sono ora molto evidenti: secondo numerosi analisti finanziari, come Barrons, Oppenheimer e Citigroup, infatti, il titolo da seguire nell'ambito dei petroliferi paradossalmente sarebbe proprio quello di BP. Nonostante il recente declassamento i principali analisti sono pronti a scommettere che, come già avvenuto in occasione di precedenti disastri ambientali, la BP non incorrerà nemmeno nell'ipotesi di fallimento e con ogni probabilità continuerà a guadagnarci. Il potenziale di crescita supererebbe infatti di gran lunga i risultati negativi causati dalla fuoriuscita di greggio. Alla BP, ad esempio, non potranno essere stracciati i contratti per le concessioni di trivellazioni che già detiene e Michael Santoli, analista finanziario di Barrons, la fa semplice: il mondo avrà sempre bisogno di petrolio. La Exxon nonostante l'incidente in Alaska di vent'anni fa è ora l'azienda più redditizia al mondo e il suo titolo è cresciuto negli anni del 930 per cento. Mark Fletcher di Citigroup è inoltre convinto che alla fine la richiesta di risarcimento non potrà superare il miliardo di dollari più interessi. E in quel caso si tratterebbe di un decimo dei profitti annuali della BP. Tony Hayward, insomma, può stare tranquillo.
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