15.5.11

In Turchia filtrano la rete




Ci sono problemi per internet in Turchia. Il governo di Erdogan ha varato una legge che imporrà dalla prossima estate quattro diversi filtri all'accesso alla rete. Il pretesto è la protezione dei minori. I cittadini dovranno scegliere tra uno dei filtraggi proposti. Scegliere come farsi censurare. Oggi a Istanbul c'è stata una grande manifestazione in difesa di internet. Le cose non vanno tanto bene sul Bosforo: in passato già Youtube e Blogspot erano stati oscurati dal governo.
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11.5.11

Simbolismo














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7.5.11

Il populismo che porta al "midcult", Alessandro Trocino contro le "Popstar della cultura"

Inclinazione al conformismo, propensione all'emotività e al sentimentalismo, diffidenza per il razionalismo, predilezione per l'indignazione fine a se stessa, ricorso al manicheismo, tendenza alla semplificazione di problemi complessi, inclinazione al sapere nostalgico e al passatismo, profusione di retorica apocalittica, cedimento alla cialtroneria, abuso di facili artifici, antimodernismo e antiscientismo, esaltazione dell'uomo forte, affidamento all'esoterismo new age, delega delle responsabilità, ricerca del guru o del maestro di turno, servilismo. Sono queste le accuse che Alessandro Trocino, firma del Corriere della Sera e autore insieme a Adalberto Signore dell'inchiesta sulla Lega Nord Razza padana, rivolge ai presunti venerati maestri della cultura italiana Roberto Saviano, Giovanni Allevi, Carlo Petrini, Beppe Grillo, Mauro Corona e Andrea Camilleri, nel suo nuovo saggio Popstar della cultura (Fazi). Trocino analizza le resistibili ascese di questi personaggi, sottolineando i punti comuni, i meccanismi e le rappresentazioni che li hanno portati al centro dell'attenzione mediatica e dell'immaginario nazionale. Seppur provenendo da settori differenti del lavoro culturale questi nomi sembrano essere accomunati da un sentire simile che li lega, da un ruolo assunto (e accettato) allo stesso modo e dai medesimi vizi. La chiave è il concetto critico di "midcult" applicato a tutte le opere e le azioni di questi personaggi che ne farebbe, citando l'interpretazione data da Eco alla teorizzazione di MacDonald, "opere che paiono possedere tutti i requisiti di una cultura aggiornata e che, invece, di fatto, della cultura costituiscono una parodia, una depauperazione, una falsificazione attuata a fini commerciali" dando solamente la percezione di un qualche prestigio, spinto ad arte dal battage mediatico e promozionale. Questi nomi, il cui valore delle opere non è quasi mai messo in discussione di per sè, come è nel caso di Saviano, sarebbero la rappresentanza di un ceto medio riflessivo, potenzialmente orientato a sinistra perfettamente rappresentato e voglioso, nell'ecosistema berlusconiano dell'immagine, da nomi e opere pronte all'uso, semplicistiche, enfatiche, emotive, medie ma vendute come alte. Un pubblico che richiederebbe proprio quei vizi indicati all'inizio, cui finisce per adagiarsi. Roberto Saviano da autore giustamente celebrato e coraggioso diviene in questo meccanismo immagine dell'indignazione generica dei link su Facebook, dell'attivismo di bocca buona poco approfondito, della battaglia-per-tutto che finisce per essere incazzatura istantanea e sostituibile all'occorrenza da un nuovo appello su Repubblica; Giovanni Allevi, l'ex pianista della band di Jovanotti (!), diviene facilmente il maestro di una "nuova musica" presunta colta ma in realtà semplicemente pop nella vocazione meno spontanea e genuina del termine, presuntuosa, cialtrona, falsa, new age; Mauro Corona, il millantatore boscaiolo buon-selvaggio medio scrittore, diviene l'orizzonte paventato di un nuovo Umanesimo fake, passatista e antomoderno, di uno spiritismo irrazionale politicamente vacuo e Beppe Grillo, il gran maestro del populismo, il finto-blogger proclamatore di verità fragili e apocalittiche, assurge a simbolo di un ribellismo spaccone polidirezionale e antisistemico intriso di culto della personalità. Più che nelle opere di per sè, figlie della medesima cultura televisiva di cui fa parte anche l'accondiscendenza amichevole di Fazio e il vittimismo egotico di Santoro e come tali non inedite, a spaventare sono le dinamiche che questi personaggi riescono a sollevare: proselitismo cieco, delega di responsabilità per di più inadeguate ed eccessive, formazione automatica dell'opinione veicolata dai nomi, acriticità, banalizzazione. Ne emerge un immaginario tristemente medio ma venduto come alto e accettato proprio da quegli strati sociali che dovrebbero farsi carico del rinnovamento e delle soluzioni. Il libro ha il merito di denunciare automatismi e bias della cultura "midcult" italiana, ma il demerito di perdere di vista a volte l'orizzonte sistemico dell'analisi limitandosi invece a una prospettiva meno ad ampio respiro quando approfondisce eccessivamente le ascese dei personaggi in analisi, preferendola al commento e allo smascheramento di quei vizi invece perfettamente delineati nell'introduzione: pagine che andrebbero stampate e distribuite nelle piazze. a Roberto Saviano, Giovanni Allevi, Carlo Petrini, Beppe Grillo, Mauro Corona e Andrea Camilleri nel suo "Postar della cultura". Trocino analizza le resistibili ascese di questi personaggi, sottolineando i punti comuni, i meccanismi e le rappresentazioni che li hanno portati al centro dell'attenzione mediatica e dell'immaginario nazionale. Seppur provenendo da settori differenti del lavoro culturale questi nomi sembrano essere accomunati da un sentire simile che li lega, da un ruolo assunto (e accettato) allo stesso modo e dai medesimi vizi. La chiave è il concetto critico di "midcult" applicato a tutte le opere e le azioni di questi personaggi che ne farebbe, citando la definizione data da Eco, "opere che paiono possedere tutti i requisiti di una cultura aggiornata e che, invece, di fatto, della cultura costituiscono una parodia, una depauperazione, una falsificazione attuata a fini commerciali" dando solamente la percezione di un qualche prestigio, spinto ad arte dal battage mediatico e promozionale. Questi nomi, il cui valore delle opere non è quasi mai messo in discussione di per sè, come è nel caso di Saviano, sarebbero la rappresentanza di un ceto medio riflessivo, potenzialmente orientato a sinistra perfettamente rappresentato e voglioso, nell'ecosistema berlusconiano dell'immagine, da nomi e opere pronte all'uso, semplicistiche, enfatiche, emotive, medie ma vendute come alte. Un pubblico che richiederebbe proprio quei vizi indicati all'inizio, cui finisce per adagiarsi. Roberto Saviano da autore giustamente celebrato e coraggioso diviene in questo meccanismo immagine dell'indignazione generica dei link su Facebook, dell'attivismo di bocca buona poco approfondito, della battaglia-per-tutto che finisce per essere incazzatura istantanea e sostituibile all'occorrenza da un nuovo appello su Repubblica; Giovanni Allevi, l'ex pianista della band di Jovanotti (!), diviene facilmente il maestro di una "nuova musica" presunta colta ma in realtà semplicemente pop nella vocazione meno spontanea e genuina del termine, presuntuosa, cialtrona, falsa, new age; Mauro Corona, il millantatore boscaiolo buon-selvaggio medio scrittore, diviene l'orizzonte paventato di un nuovo Umanesimo fake, passatista e antomoderno, di uno spiritismo irrazionale politicamente vacuo e Beppe Grillo, il gran maestro del populismo, il finto-blogger proclamatore di verità fragili e apocalittiche, assurge a simbolo di un ribellismo spaccone polidirezionale e antisistemico intriso di culto della personalità. Più che nelle opere di per sè, figlie della medesima cultura televisiva di cui fa parte anche l'accondiscendenza amichevole di Fazio e il vittimismo egotico di Santoro e come tali non inedite, a spaventare sono le dinamiche che questi personaggi riescono a sollevare: proselitismo cieco, delega di responsabilità per di più inadeguate ed eccessive, formazione automatica dell'opinione veicolata dai nomi, acriticità, banalizzazione. Ne emerge un immaginario tristemente medio ma venduto come alto e accettato proprio da quegli strati sociali che dovrebbero farsi carico del rinnovamento e delle soluzioni. Il libro ha il merito di denunciare automatismi e bias della cultura "midcult" italiana, ma il demerito di perdere di vista a volte l'orizzonte sistemico dell'analisi limitandosi invece a una prospettiva meno ad ampio respiro quando approfondisce eccessivamente le ascese dei personaggi in analisi, preferendola al commento e allo smascheramento di quei vizi invece perfettamente delineati nell'introduzione: pagine che andrebbero stampate e distribuite nelle piazze.
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2.5.11

Un mash-up mediale sulla morte di Osama Bin Laden


Osama bin Laden killed in Pakistan

Osama bin Laden killed by US special forces BIN LADEN IS DEAD

Qaeda Leader Killed by U.S. Forces, Obama Says



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