26.10.10


Stando a quanto dichiarato dal Ministro Brunetta il CdM del 22 ottobre avrebbe dovuto "liberare Internet". Peccato che Maroni non abbia alcuna intenzione di abrogare il decreto Pisanu nè di dare riscontro alle diverse voci che negli ultimi tempi si sono levate in favore della cancellazione di una norma ormai non più sostenibile e dannosa. Nell'ordine del giorno del CdM di quattro giorni fa, però, non era presente alcun accenno all'abrogazione nè tantomeno alla modifica del testo del decreto. Maroni ha proposto una lieve rivisitazione alla legge che però non va a modificarne nè i contenuti, nè l'impostanzione restrittiva generale, nè garantisce libertà di accesso alla rete. La proposta Maroni avanza solo la caduta della necessità della verifica fisica dei documenti degli utenti perchè la procedura verrebbe invece svolta tramite la sim del cellulare e un sms. Il servizio non è assolutamente nuovo, in quanto già attivo alla Provincia di Roma e altrove e funziona solo con i cellulari italiani. Se siete turisti in visita nel nostro paese e avete bisogno di scaricare le mail sul vostro computer, iPhone, Blackberry, iPad o altro, non lo potrete comunque fare. Meglio di niente, si potrebbe dire come ha fatto per altro il Ministro Brambilla. Dal nulla a poco se non niente mi sento invece di dire. Il problema è che per Maroni, e in generale per la cultura di governo, internet rappresenta ancora una minaccia per la sicurezza nazionale e, seguendo questo assioma, l'accesso alla rete deve essere ancora limitato. Sto scrivendo questo post connesso alla rete wi-fi della mia università, il cui accesso è totalmente libero. Andrò a pranzo nel bar dall'altro lato della strada dal cui hot-spot scaricherò le mail sul Blackberry. Tutti i bar del quartiere hanno una loro rete wi-fi pubblica. Sono a Lugano, e l'Italia è a 20 km.
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13.10.10

Non ho potuto seguire la diretta tv del salvataggio dei minatori cileni per tutto il giorno. Ho però fatto in tempo a girare su BBC News per vedere, per caso, il diciottessimo minatore essere tratto in salvo, per l'appunto in diretta. Il giornalista inglese, che è rimasto tutto il giorno sotto il sole a seguire le operazioni, ha commentato i momenti finali del salvataggio con un sentito distacco, rispettoso di una gioia privata, ma partecipativo di un momento di indubbia felicità, vissuto empaticamente con tutti i presenti, giornalisti e soccorritori. Non c'è stata alcuna enfasi nel cercare immagini esclusive o dettagli particolari. Si è visto il minatore uscire dalla capsula con cui è stato riportato in superficie, pregare, ringraziare i soccorritori, abbracciare la sua fidanzata da cui ha avuto tre figli, essere portato via in barella. C'è stato un profondo rispetto e il tutto è apparso vero in un modo che la televisione non credevo fosse capace di far passare. Vero, concreto, e sinceramente toccante. Qualche minuto dopo, alle 20, sono iniziati i telegiornali italiani. Il Tg5 ha trattato del salvataggio dei minatori come prima notizia, dando subito un resoconto della giornata, partendo proprio dal salvataggio del diciottesimo minatore, avvenuto pochi minuti prima. Poco dopo è partito un secondo servizio, che si è lanciato in un paragone angosciante con i "reclusi" della casa del Grande Fratello, proponendo in sovrapposizione i festeggiamenti dei minatori tratti in salvo con quelli del più recente vincitore del noto reality show, esultante mentre esce dalla casa. Esiste una cultura dell'idiozia spaventosa capace di rendere vuoto e insignificante anche un momento profondamente sincero e letterario come quello che la BBC ha trasmesso in diretta con sapiente distacco. C'è una cultura dell'ovvio agghiacciante, un culto del vuoto che deve, necessariamente, dominare e ricordare quanto il distacco tra realtà e finzione sia labile. C'è una cultura infame del pietismo, del torbido spiare, della rappresentazione ostentata che non si ferma, non è capace di fermarsi nemmeno di fronte alla bellissima storia di trentatrè uomini che vengono tratti in salvo da una morte orrenda. C'è il vuoto e il nulla come contraltare, esibito per di più come se avesse un peso controbilanciabile: come se trentatrè uomini che restano settanta giorni come morti sotto terra e improvvisamente salvati dall'ingegno possano anche solo essere paragonati al Grande Fratello. Ci vuole assidua e pacifica frequentazione dell'orrendo anche solo per pensare a un paragone del genere, bisogna davvero sguazzare in un sistema mediatico eticamente ai minimi storici anche solo per essere nelle condizioni di paragonare due cose del genere. Bisogna essere a tal punto assuefatti a un flusso così indistinto di finzione e povertà culturale per avvertire il bisogno di falsificare un momento così vero. C'è una mediocrità sfiancante che è paradigmatica e impone la musica de Il Gladiatore come sottofondo a una storia come quella dei minatori cileni. Lo hanno fatto e non avvertiranno la necessità di vergognarsene. E ci hanno messo meno di un minuto.
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8.10.10

Forse il decreto Pisanu che da cinque anni regola, con l'intento di arginare il rischio di attentati terroristici, la materia wi-fi in Italia ha i giorni contati. Il decreto fu approvato nel pacchetto "Milleproroghe" in seguito agli attentanti a Londra e Madrid e obbliga chiunque voglia accedere a internet tramite una rete wi-fi pubblica a mostrare i documenti per dichiarare le proprie generalità. Una norma così restrittiva non è più in vigore nemmeno nei paesi più esposti al rischio attentati, come gli USA e il Regno Unito, e rappresenta un caso vergognoso e unico al mondo. Rappresenta, inoltre, l'assenza di una legislazione precisa sulla materia nel nostro paese la cui classe dirigente nei confronti della rete dimostra, semplicemente, di brancolare nel buio più completo. Il decreto, con la scusa obsoleta della difesa dal terrorismo, è stato rinnovato ogni anno da governi di colore diverso a partire dal 2005 e ha di fatto bloccato qualsiasi tentativo di modifica e miglioramento sul tema dell'accesso alla rete dai luoghi pubblici, così tanto diffuso nel mondo quanto raro nel nostro paese. I gestori italiani del settore hanno investito tutto sulla navigazione in mobilità tramite sim e chiavette e hanno quindi tutto l'interesse a mantenere il decreto in vigore, non essendo quello del Wi-Fi un mercato proficuo: Francesco Loriga, responsabile del progetto Provincia Wi-Fi a Roma ha dichiarato come il decreto renda l'installazione di un hot spot Wi-Fi estremamente difficoltosa dal punto di vista burocratico e complessa la sua gestione, bloccando di fatto la diffusione e gli investimenti in tal senso. Il gestore di un bar che decidesse di offrire la connesione a internet nel suo locale dovrebbe preoccuparsi del ritiro dei documenti dei clienti internauti, della loro fotocopia e del loro mantenimento in archivio. Una follia che non si manifesta in nessun altro paese al mondo. Forse però, dicevamo, il decreto ha le ore contate: c'è in parlamento una proposta a firma di deputati di vario orientamento contro il rinnovo del decreto, in programma per dicembre. La proposta porta in calce le firme della rutelliana Linda Lanzillotta, di Paolo Gentiloni (Pd) e del finiano Luca Barbareschi. La proposta di abrogazione ha finora trovato appoggio politico anche da parte dell'Udc, di alcuni settori del Pdl e dell'Idv. Se si votasse la proposta domani, essa troverebbe un'ampia maggioranza. La proposta chiede la totale abrogazione della norma e quindi la libera accessibilità delle reti pubbliche, senza l'obbligatoria presentazione dei documenti. Se poi il governo più televisivo della storia repubblicana, più ostile ed estraneo alla rete di sempre, andasse sotto e addirittura cadesse, in un'ipotesi improbabile ma non certamente inevitabile come paventato qualche giorno fa, per eccesso di simbolismo probabilmente le reti colabrodo del nostro paese si tramuterebbero autonomamente nelle tanto attese autostrade digitali. Nel frattempo l'Espresso ha lanciato una petizione per sostenere la proposta di abrogazione.
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