13.10.10

Non ho potuto seguire la diretta tv del salvataggio dei minatori cileni per tutto il giorno. Ho però fatto in tempo a girare su BBC News per vedere, per caso, il diciottessimo minatore essere tratto in salvo, per l'appunto in diretta. Il giornalista inglese, che è rimasto tutto il giorno sotto il sole a seguire le operazioni, ha commentato i momenti finali del salvataggio con un sentito distacco, rispettoso di una gioia privata, ma partecipativo di un momento di indubbia felicità, vissuto empaticamente con tutti i presenti, giornalisti e soccorritori. Non c'è stata alcuna enfasi nel cercare immagini esclusive o dettagli particolari. Si è visto il minatore uscire dalla capsula con cui è stato riportato in superficie, pregare, ringraziare i soccorritori, abbracciare la sua fidanzata da cui ha avuto tre figli, essere portato via in barella. C'è stato un profondo rispetto e il tutto è apparso vero in un modo che la televisione non credevo fosse capace di far passare. Vero, concreto, e sinceramente toccante. Qualche minuto dopo, alle 20, sono iniziati i telegiornali italiani. Il Tg5 ha trattato del salvataggio dei minatori come prima notizia, dando subito un resoconto della giornata, partendo proprio dal salvataggio del diciottesimo minatore, avvenuto pochi minuti prima. Poco dopo è partito un secondo servizio, che si è lanciato in un paragone angosciante con i "reclusi" della casa del Grande Fratello, proponendo in sovrapposizione i festeggiamenti dei minatori tratti in salvo con quelli del più recente vincitore del noto reality show, esultante mentre esce dalla casa. Esiste una cultura dell'idiozia spaventosa capace di rendere vuoto e insignificante anche un momento profondamente sincero e letterario come quello che la BBC ha trasmesso in diretta con sapiente distacco. C'è una cultura dell'ovvio agghiacciante, un culto del vuoto che deve, necessariamente, dominare e ricordare quanto il distacco tra realtà e finzione sia labile. C'è una cultura infame del pietismo, del torbido spiare, della rappresentazione ostentata che non si ferma, non è capace di fermarsi nemmeno di fronte alla bellissima storia di trentatrè uomini che vengono tratti in salvo da una morte orrenda. C'è il vuoto e il nulla come contraltare, esibito per di più come se avesse un peso controbilanciabile: come se trentatrè uomini che restano settanta giorni come morti sotto terra e improvvisamente salvati dall'ingegno possano anche solo essere paragonati al Grande Fratello. Ci vuole assidua e pacifica frequentazione dell'orrendo anche solo per pensare a un paragone del genere, bisogna davvero sguazzare in un sistema mediatico eticamente ai minimi storici anche solo per essere nelle condizioni di paragonare due cose del genere. Bisogna essere a tal punto assuefatti a un flusso così indistinto di finzione e povertà culturale per avvertire il bisogno di falsificare un momento così vero. C'è una mediocrità sfiancante che è paradigmatica e impone la musica de Il Gladiatore come sottofondo a una storia come quella dei minatori cileni. Lo hanno fatto e non avvertiranno la necessità di vergognarsene. E ci hanno messo meno di un minuto.
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3 commenti:

  1. Meno male che non ho guardato il tg5, avessi visto una cosa del genere penso mi sarebbe andata la cena di traverso rovinandomi la serata. Che tristezza...

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  2. Io il tg l'ho visto... un orrore. Attoniti in meno di un minuto abbiamo assistito alla distruzione della realtà. Credo, senza voler sembrar vendicativa, che un periodo di sana esperinza personale a 700 mt di profondità a qualcuno farebbe un gran bene, e ce li leverebbe di torno per un poco.

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  3. che figura che ha fatto il TG5!!!!!!
    ....è un insulto ai lavoratori...
    VERGOGNATEVI!!!!!

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