1.7.10

Da qualche giorno sto rileggendo L'uomo duplicato di Saramago. Ricordo di averlo acquistato appena uscito, in Italia nel 2003, nell'edizione Einaudi, con copertina rigida. Delle recensioni avevano entusiasmato i miei sedici anni di allora, ma la lettura si era invece rivelata difficoltosa, e la mia consapevolezza di lettore giovane non sufficiente a soppesare il peso specifico di un autore e di un romanzo di tale spessore. Si è sempre stati troppo giovani per qualcosa e io nel 2003 ero troppo giovane per Saramago. Sto apprezzando il romanzo molto di più ora, in questa tardiva e un po' coccodrilla rilettura di quel libro rimasto bloccato nei miei sedici anni con un segnalibro nella sua metà per sette anni. Nel 2003 ero troppo giovane anche per internet. Non ne avevo affatto misura nè esperienza sufficiente per comprendere appieno le potenzialità di quello strumento. Facebook, ad esempio, non esisteva. I blog mi sfioravano alla lontana. Nel romanzo il protagonista, Tertulliano Màximo Alfonso, vive a stento. Ha alle spalle un matrimonio fallito e il suo lavoro, che ha smesso di entusiasmarlo, gli serve poco più che da contraltare alla depressione. E' un insegnante di Storia, un uomo dal profilo culturale alto e si diletta nella lettura di un saggio sulla storia dei popoli mesopotamici. Saramago ci dice poco di cornice e ambientazione. Ci sono rapidi e volutamente superficiali accenni a una metropoli in cui il protagonista abiterebbe che servono più che altro a rendere più alienante e urbano il contesto generale. Seppur non specificato, è facile ritenere il romanzo ambientato nell'epoca della sua scrittura, i primi anni degli '00. Tertulliano Màximo Alfonso guarda un film in vhs (!) su suggerimento di un collega e scopre che uno degli attori, impegnato in una parte secondaria, è identico a lui: non somigliante, ma identico in tutto e per tutto tranne che per la barba che, però, lo stesso protagonista ammette di aver portato qualche anno prima. Parte una disperata ricerca in cui Tertulliano Màximo Alfonso vuole raggiungere il suo doppio, il suo duplicato. Qui il peso dei sette anni si avverte fortissimo. Nel 2010 inoltrato cercare e trovare una persona è facilissimo: Facebook, Twitter, Google sono strumenti efficacissimi per mettersi sulle tracce di qualcuno. Il personaggio di Saramago, invece, torna alla videoteca (immaginatela anche solo, una videoteca, nel 2010) per richiedere tutti i film della medesima casa di produzione nella speranza di ritrovare lo stesso attore in altre pellicole e risalirne al nome facendo scorrere i titoli di coda, appuntandosi tutti i nominativi. Ci riuscirà, ma dopo giorni di segregazione davanti alla televisione. Nel romanzo compaiono altre attività tipiche del quotidiano: cercare un nome in un elenco telefonico cartaceo, fare una telefonata, ascoltare i messaggi nella segreteria telefonica, scrivere una lettera. Tranne le telefonate, seppur sempre più sporadiche e sostituite da messaggi testuali sms o via internet, non ho svolto con frequenza nessuna di questa mansione negli ultimi sette anni. Per cercare il nome una persona, il nome di un attore, ora tutti ci getteremmo su Google e poi su Facebook per ottenere il maggior numero di informazioni e in pochissimi minuti. Alla casa di produzione manderemmo una e-mail trovando l'indirizzo su un sito internet. Tertulliano Màximo Alfonso, nel 2002, invece, telefona, si appunta l'indirizzo su un foglio, e poi scrive (in realtà fa scrivere) una lettera a mano per mascherare la sua identità. A noi basterebbe creare un fake su Facebook o un account mail falso per diventare chiunque e contattare qualcuno sotto falso nome. Sette anni fa vedere Tertulliano Màximo Alfonso fare queste cose non mi sembrava assurdo, internet era lì ma non mi serviva, a me sedicenne dei primissimi anni '00, a fare molte cose. Questo professore di Storia telefonafa, svogliava elenchi, prendeva carta e penna. Ora, nel 2010 il tutto mi sembra una finzione letteraria, uno stratagemma autoriale: Saramago era tutto fuorchè fuori dal mondo, da Lanzarote, dove viveva, teneva addorittura un blog che ha aggiornato fino all'ultimo. Forse nel 2002, scrivendo L'uomo duplicato gli usi dovevano apparire più romantici, più passé, più generici. Oppure questi sette anni sono stati enormi.
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